Quello che inizia come uno scontro familiare si trasforma rapidamente in uno degli eventi più devastanti di Tradimento. Il mondo emotivo di Selin crolla nel momento in cui sente sua sorella Serra confessare a bassa voce di essere incinta, del figlio di Tolga. Quella singola, gelida ammissione travolge Selin come una tempesta, mandando in frantumi la sua fiducia, il suo amore e il suo senso della realtà. Non urla. Non piange. Semplicemente esce dalla stanza, stordita e silenziosa, e da quel momento in poi non è più la stessa donna.
Passano i giorni e Selin scompare nelle ombre della sua casa. Si isola completamente, vagando tra le stanze come un fantasma, evitando le chiamate, saltando i pasti e sedendo in silenzio durante notti insonni. Il suo mondo ha smesso di girare. Tutto è meccanico, vuoto: le sue mani tremano solo nel tentativo di versare un bicchiere d’acqua, solo per poi lasciarlo intatto. Il peso emotivo inizia a manifestarsi fisicamente: confusione, sensibilità al rumore, incapacità di riconoscere le persone intorno a lei. È chiaro che sta sprofondando in un crollo mentale e nessuno sembra in grado di contattarla.
Alla fine, qualcosa dentro Selin scatta. Una mattina, spinta da una tempesta di rabbia e disperazione represse, si veste con un’espressione cupa, afferra una borsa e, dentro, una pistola nascosta. Esce furiosa, dirigendosi direttamente al posto di lavoro di Tolga con terrificante determinazione. Nel momento in cui entra, è chiaro che qualcosa non va. Cammina rigida, ha gli occhi vuoti ma intensi. I dipendenti percepiscono il pericolo ma non hanno il tempo di reagire. Raggiunge l’ufficio di Tolga, irrompe e lo affronta. Tolga, colto di sorpresa, cerca di calmarla, di capire cosa sta succedendo. Ma la voce di Selin è gelida, le sue parole taglienti. Senza un attimo di esitazione, estrae la pistola e gli spara. Il colpo è brutale, definitivo. Tolga crolla a terra.
Per un secondo, il tempo si ferma. Selin rimane lì, immobile, a fissare l’uomo che un tempo amava. Impiegati sotto shock accorrono, alcuni urlando, altri chiedendo aiuto freneticamente. La polizia e l’ambulanza arrivano poco dopo, trovando Selin ancora in piedi con l’arma in mano, coperta di sangue, completamente priva di sensi. Si lascia portare via senza opporre resistenza. L’ufficio sprofonda nel caos. Tolga è a malapena vivo quando viene caricato sull’ambulanza. Ogni aggiornamento dalla sala operatoria infrange le speranze di chi aspetta. La sua famiglia – Guzide, Tarik e Oilum – corre in ospedale, inorridita e disperata.
Nel frattempo, Serra è paralizzata dal senso di colpa. La sua rivelazione, un tempo un gioco di potere, ora le sembra un peso insostenibile. La gravidanza, un tempo la sua arma, ora è un peso. La situazione sta precipitando, e lei è parte della causa.
Le condizioni di Tolga rimangono critiche. Le macchine emettono un segnale acustico continuo per tutta la notte in terapia intensiva. La sua famiglia veglia nel corridoio, ogni ora si trascina in una terribile incertezza. Selin, d’altra parte, si sottopone a una valutazione psichiatrica. I medici la osservano, notano il suo crollo emotivo, il suo fragile stato mentale. La diagnosi è cruda: crollo psicologico, instabilità e un trauma profondo. Ma nessun referto medico può annullare ciò che ha fatto.
Serra, nel frattempo, continua a manipolarla. Usando la gravidanza come leva, si rivolge a Oltan, il padre di Tolga, chiedendogli aiuto finanziario. Espone con calma le sue richieste nel suo ufficio, chiedendo una grossa somma per saldare i debiti. Oltan, abituato ai giochi di potere, ascolta in silenzio, finché Serra non sgancia la bomba: il bambino è di Tolga. Ne esige le prove e un test del DNA conferma la verità. La notizia lo fa infuriare. Le ordina di abortire. Lei rifiuta. Poi le offre una grossa somma per sparire per sempre dalla vita di Tolga. Eppure, Serra lo respinge, furiosa e orgogliosa.
Tornata a casa, mente a Selin su quanto accaduto, fingendo che tutto sia andato bene. Ma Selin la intuisce. Le bugie si accumulano finché Serra, con crudele soddisfazione, le rinfaccia la verità: era con Tolga mentre Selin era ricoverata in ospedale. Il tradimento la distrugge completamente. In preda a una rabbia mai vista prima, caccia Serra di casa. Ma a quel punto è troppo tardi. Il danno è irreversibile.
Selin barcolla per le strade, mentalmente distrutta. Le sue condizioni peggiorano rapidamente. Finalmente, riesce a tornare nell’azienda di Tolga. Irrompe in una sala riunioni a metà riunione. Questa volta, non si ferma a parlare. Estrae di nuovo la pistola e spara diversi colpi. Tolga crolla di nuovo, il sangue gli si accumula sotto. Poi, in un momento di terrore, Selin punta la pistola contro se stessa. Preme il grilletto: clic. La cartuccia è vuota. Urla di angoscia, cadendo in ginocchio mentre guardie e poliziotti accorrono.
Ora detenuta, Selin viene internata in una struttura psichiatrica, silenziosa, chiusa in se stessa e distrutta. Serra cerca di andare avanti, ma il senso di colpa persiste. Tolga rimane in ospedale, in bilico tra la vita e la morte. La sua sopravvivenza è incerta. La sua famiglia prega per un miracolo. E ora, tutti i soggetti coinvolti devono affrontare le conseguenze del tradimento, della manipolazione e di un amore tragico finito orribilmente male.
Questo è il punto di svolta. La madre