Con un biglietto, Gulcemal chiede a Zafer di raggiungerlo su una scogliera. Qui, con voce tremante, le domanda se abbia mai
provato affetto per lui. Alla sua risposta negativa, si getta nel vuoto. Passano cinque anni: Gülcemal è dato per morto. Mert e
Gulendam hanno una bambina di nome Mujgan, mentre Zafer, devastata dal presunto suicidio del figlio, vive con loro: affetta da
sintomi di demenza, è ossessionata dai sogni in cui rivede Gulcemal bambino e si aggrappa all’idea che il figlio sia ancora vivo.
Deva, che non ha mai dimenticato Gulcemal, si trova al porto con il figlio Cemal, nato all’insaputa insaputa dell’uomo. Gara e İbrahim la informano della scomparsa del piccolo, spingendola a correre disperatamente per trovarlo. I nonni di Cemal, angosciati, avvisano immediatamente la polizia. Per fortuna l’ancora vivo Gulcemal ritrova il figlio e lo porta a mangiare, prima di dirigersi verso la stazione di polizia. Qui affida il bambino agli agenti, mentre Cemal, in segreto, infila un libro nello zaino del padre.
Zafer riceve Armagan e İpek, appena rientrate dall’estero. Armagan, grazie a una terapia finanziata da Gulcemal, ha riacquistato l’uso delle gambe, ma la gioia viene interrotta dalla notizia della scomparsa di Cemal. Gulcemal, intenzionato a lasciare Istanbul, si dirige al porto ma si ferma dopo un incontro toccante con una mendicante e il suo bambino, colpito dalla forza della donna nel proteggere il figlio. Scoprendo il libro nel suo zaino, comprende il gesto di Cemal e decide di tornare indietro.
Raggiunta la stazione di polizia, Gulcemal chiede l’indirizzo di Deva. Poco dopo, si presenta alla donna, arrivando con largo anticipo per osservare da lontano i suoi cari. Affida il libro a una responsabile, chiedendo che venga consegnato a Deva senza rivelare il suo nome. Durante la cerimonia, Deva pronuncia un discorso commovente, in cui esprime l’amore eterno che ancora nutre per Gulcemal, un legame mai spezzato dal tempo.