Gülcemal scese dall’autobus, portando con sé un cuore pesante. Tornava a Bursa, la sua città natale, dopo molti anni di separazione, con un rancore che ardeva dentro di lui. Si recò a casa di sua madre, Zafer, che lo aveva abbandonato quando era ancora un bambino. Zafer aprì la porta, con gli occhi pieni di sorpresa nel vedere il figlio. Gülcemal entrò in casa, senza dire una parola. Andò direttamente nella sua camera da letto e chiuse la porta dietro di sé, lasciando Zafer lì, preoccupata. Nella stanza da letto, Gülcemal guardò intorno, ricordando i suoi anni d’infanzia. Vedeva il vecchio letto, l’armadio usato, e la foto di suo padre, Mustafa, appesa alla parete. Ricordava le parole di sua madre su suo padre, un uomo gentile e affettuoso. Ma ricordava anche le voci su di lui, che fosse un truffatore e che avesse abbandonato la sua famiglia.
Gülcemal si avvicinò al letto, sedendosi. Guardò la foto di suo padre, sentendo un’ondata di rabbia crescere dentro di sé. Odio suo padre per averlo abbandonato, odia sua madre per avergli nascosto la verità. Zafer entrò nella stanza, vedendo suo figlio seduto sul letto. Si avvicinò e si sedette accanto a lui. “Figlio mio,” cominciò, “devi ascoltarmi.” Gülcemal si voltò verso sua madre, con uno sguardo pieno di sospetto. “Cosa vuoi dire?” chiese. Zafer respirò profondamente e poi disse: “Mustafa non è il tuo padre biologico.” Gülcemal rimase senza parole. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. “Cosa stai dicendo?” chiese, con voce piena di rabbia. Zafer guardò suo figlio, gli occhi pieni di compassione. “So che questa notizia ti scuoterà,” disse, “ma devo dirti la verità.”
Gülcemal rimase in silenzio, cercando di capire ciò che sua madre stava dicendo. Dopo un momento, chiese: “Allora, chi è mio padre biologico?” Zafer guardò suo figlio, senza rispondere. Gülcemal si alzò, sentendosi arrabbiato e confuso. Uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé, lasciando Zafer da sola. Gülcemal vagò per la casa, sentendo come se il suo mondo stesse crollando. Non riusciva a credere che ciò che sua madre aveva detto fosse vero. Aveva sempre pensato che Mustafa fosse suo padre, l’uomo gentile e amorevole. Scese le scale e uscì di casa. Camminò per le strade, senza sapere dove stesse andando. Sapeva solo che doveva trovare una risposta alle sue domande. Si fermò in un caffè, si sedette a un tavolo. Ordinò un caffè, ma non riusciva a berlo. Era troppo preso a riflettere su ciò che stava succedendo.